LAVORATORI DOMESTICI ASSUNTI DA PARENTI: LA PRESTAZIONE UNIVERSALE È COMUNQUE VALIDA

La normativa sulla prestazione universale chiarisce un punto spesso fonte di dubbi: il diritto al beneficio resta valido anche quando il lavoratore domestico è alle dipendenze di un familiare. Questo aspetto è particolarmente importante perché molte attività di cura e assistenza vengono svolte proprio in contesti familiari, dove il datore di lavoro è un parente dell’assistente domestico, della colf o del badante.
Ciò che conta, ai fini del riconoscimento della prestazione, è l’esistenza di un rapporto di lavoro regolarmente instaurato e dichiarato, con contratto, contributi versati e mansioni coerenti con le tipologie previste dal lavoro domestico. La parentela tra datore e lavoratore non costituisce quindi motivo di esclusione, purché l’attività svolta sia reale, continuativa e verificabile.
Questa interpretazione tutela sia i lavoratori, che possono accedere a un sostegno economico indipendentemente dal legame familiare, sia le famiglie che scelgono di formalizzare un rapporto di lavoro spesso già esistente nella pratica quotidiana. In un settore storicamente caratterizzato da lavoro informale, la conferma dell’accesso alla prestazione universale rappresenta un incentivo alla regolarizzazione e alla tutela dei diritti.
Pertanto, anche nell’ambito domestico familiare, la prestazione universale rimane un diritto pienamente riconosciuto, a condizione che il rapporto di lavoro sia correttamente istituito e documentato.
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