OCCUPAZIONE DI SUOLO PUBBLICO: SERVE L’AUTORIZZAZIONE ESPLICITA, ALTRIMENTI SCATTA LA SANZIONE

Nel decidere su una gelateria che aveva allestito un dehors senza attendere il via libera formale del Comune, il Consiglio di Stato (Sez. V, 22 ottobre 2025, n. 8190) ha ribadito un principio chiave: per occupare suolo pubblico non basta la domanda né l’inerzia dell’amministrazione, serve un titolo concessorio espresso.
Secondo la pronuncia, la concessione per l’uso di aree pubbliche ha natura costitutiva, non si forma per “silenzio-assenso”: l’assenza di risposta entro i termini non può essere trasformata in autorizzazione implicita. In quel caso, il Comune aveva sanzionato la gelateria per occupazione abusiva e disposto la sospensione temporanea dell’attività, misura che il Consiglio di Stato ha confermato come legittima.
La sentenza evidenzia come l’amministrazione, anche se rimane inerte, non può essere “costretta” a generare un titolo per tacito consenso. L’inerzia può generare responsabilità risarcitoria, ma non conferisce alcuna legittimazione a occupare.
Per gli esercenti questo significa che l’attesa non basta: senza l’atto formale di concessione, qualunque struttura — tavolini, pedane, coperture — rischia di essere qualificata come abuso. L’occupazione priva di titolo esplicito può essere sanzionata, anche con la sospensione dell’attività nei casi di recidiva.
In sintesi: non si può occupare in anticipo sperando che il Comune “faccia finta di niente”; serve sempre un permesso scritto.

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