DENARO AI FIGLI: COSA SCRIVERE NELLA CAUSALE DEL BONIFICO PER STARE TRANQUILLI
Trasferire denaro ai figli è un gesto quotidiano per molte famiglie, ma quando si tratta di bonifici, la scelta della causale può avere implicazioni fiscali non trascurabili. Una recente pronuncia della Corte di Giustizia Tributaria della Puglia, la sentenza n. 4378/2024, ha chiarito in modo significativo i confini tra il diritto dei contribuenti e le verifiche fiscali sugli spostamenti di denaro tra familiari.
Secondo la Corte, la causale del bonifico deve essere chiara e trasparente, riflettendo la reale natura della transazione. Ad esempio, indicazioni generiche come “trasferimento” o “aiuto” possono non essere sufficienti in caso di controlli, mentre formule più precise come “libero trasferimento a titolo di donazione” o “contributo per spese universitarie” sono ritenute idonee a giustificare l’operazione.
La sentenza ribadisce che i controlli fiscali sono legittimi, ma non possono essere arbitrari: l’onere della prova sulla natura del trasferimento ricade sull’Amministrazione finanziaria, a patto che la causale sia trasparente e coerente con la documentazione eventualmente richiesta. Questo significa che genitori e figli possono effettuare bonifici senza timori eccessivi, purché si adottino formule corrette e, se necessario, conservino ricevute o documenti che attestino lo scopo del trasferimento.
In sintesi, la regola d’oro è la trasparenza: una causale chiara, associata a documentazione coerente, evita incomprensioni con il Fisco e permette di gestire i trasferimenti tra familiari in piena sicurezza.