LAVORO: CASSAZIONE CONFERMA IL RISARCIMENTO PER DEMANSIONAMENTO E PREGIUDIZIO ALLA PROFESSIONALITÀ

La Corte di cassazione ha recentemente confermato un importante principio in materia di diritto del lavoro, riconoscendo il diritto del lavoratore al risarcimento per danni derivanti dal demansionamento. Questa decisione sottolinea come il demansionamento, inteso come la retrocessione ad una mansione inferiore rispetto a quella originaria, non sia solo una questione contrattuale, ma possa configurare un vero e proprio danno alla professionalità del lavoratore.
Nel caso esaminato, la Corte ha stabilito che il demansionamento arreca un pregiudizio non solo economico ma anche morale e professionale, incidendo negativamente sulla carriera e sulla reputazione del lavoratore. Per questo motivo, è legittimo che il dipendente chieda un risarcimento per il danno subito.
La pronuncia ribadisce l’importanza di tutelare il valore della professionalità acquisita nel corso del rapporto di lavoro, che rappresenta un bene immateriale fondamentale per il lavoratore. Demansionare un dipendente senza giustificati motivi può quindi comportare conseguenze risarcitorie, confermando la necessità di un rispetto rigoroso delle mansioni contrattuali.
Questa sentenza si inserisce in un quadro giurisprudenziale sempre più attento alla tutela del lavoratore, in un’epoca in cui la valorizzazione delle competenze professionali è un elemento chiave nel mercato del lavoro. La Cassazione ribadisce così che la perdita di ruolo e professionalità deve essere adeguatamente compensata.
In conclusione, la tutela del lavoratore demansionato passa anche attraverso il riconoscimento economico del danno subito, garantendo un equo ristoro che consideri la perdita non solo di reddito ma anche di prestigio e competenze professionali.