MALATTIE PSICHICHE SUL LAVORO: NECESSARI INTERVENTI ORGANIZZATIVI MIRATI ALLA PREVENZIONE

È importante orientare l’attenzione verso le patologie mentali causate da stress e violenze nei luoghi di lavoro. I dati Inail, MalProf e Marel evidenziano un fenomeno sottostimato ma di forte impatto sulla salute dei lavoratori
Le malattie psichiche correlate al lavoro sono in aumento e rappresentano una sfida crescente per la salute pubblica e la sicurezza nei luoghi di lavoro. La sezione Sistemi di sorveglianza e gestione del rischio del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’Inail ha prodotto una scheda informativa che fa luce su dati e tendenze per un ripensamento delle politiche di prevenzione e tutela della salute mentale.
Un fenomeno complesso e poco riconosciuto. Le malattie psichiche causate da condizioni stressanti o traumatiche in ambito lavorativo rientrano tra le patologie professionali non tabellate, la cui origine lavorativa dev’essere dimostrata dal lavoratore. La nuova scheda informativa del Dimeila sottolinea la complessità della diagnosi e del riconoscimento di tali malattie, a causa della rigidità dei criteri diagnostici e delle difficoltà nel distinguere tra fattori lavorativi e personali. Tra le patologie più frequentemente associate allo stress lavoro-correlato figurano i disturbi dell’adattamento, il disturbo acuto da stress e il disturbo post-traumatico da stress. Particolarmente rilevante è anche il ruolo delle molestie e violenze, come mobbing e bossing, che possono sfociare in patologie psichiatriche gravi.
I dati Inail e i sistemi di sorveglianza MalProf e Marel. Nel quinquennio 2019-2023, l’Inail ha ricevuto 2.047 denunce per malattie psichiche, ma ha riconosciuto solo il 7,3% dei casi. A titolo comparativo, le patologie non psichiche nello stesso periodo hanno ottenuto un tasso di riconoscimento del 47,1%. Il picco di riconoscimenti si è registrato durante gli anni della pandemia (2020-2021), a testimonianza del forte impatto del Covid-19 sulla salute mentale dei lavoratori, in particolare nel comparto sanitario. Il sistema MalProf registra le malattie professionali, classificandole per settore economico e professione in cui è avvenuta l’esposizione, e nel periodo esaminato ha registrato 782 segnalazioni di malattie psichiche, con un tasso di nesso positivo del 54%. I disturbi dell’adattamento risultano essere i più diffusi (60,4%), seguiti dalle reazioni a grave stress (25,5%) e dal disturbo traumatico da stress (8,7%), quest’ultimo con il più alto tasso di correlazione con l’attività lavorativa (72,5%). Il sistema di sorveglianza Marel, che raccoglie dati puntuali sugli agenti di esposizione a cui i lavoratori sono stati esposti in un dato periodo lavorativo, invece, ha documentato 55 casi di malattie psichiche, con i principali fattori di esposizione legati ai rapporti interpersonali e al ruolo nell’ambito dell’organizzazione.
Sanità, commercio e PA tra i settori più colpiti. L’analisi settoriale evidenzia come i comparti più coinvolti siano l’assistenza sanitaria (11,8%), il commercio al dettaglio (9,8%) e la pubblica amministrazione (6,3%). Le professioni maggiormente interessate includono medici, infermieri, portantini, commessi e impiegati amministrativi. Il Prr (Proportional reporting ratio) ha mostrato forti associazioni tra malattie psichiche e ambiti specifici come banche e fondi d’investimento, call center e pubblica amministrazione, confermando la necessità di approfondire gli specifici fattori di rischio psicosociale in questi settori.
La necessità di prevenzione e supporto: un approccio integrato. Lo studio del Dimeila conclude sottolineando l’urgenza di migliorare la sorveglianza sanitaria, sensibilizzare i medici competenti e potenziare la comunicazione tra medico e lavoratore. Essenziale è anche l’adozione di politiche organizzative preventive, come la formazione su stress e salute mentale, programmi di benessere aziendale e strategie di reinserimento lavorativo per chi ha sviluppato disturbi psichici. Il documento si allinea ai recenti orientamenti di Who (World health organization), Ilo (International labour organization) e Siml (Società italiana della medicina del lavoro), indicando la salute mentale nei luoghi di lavoro come una priorità della prevenzione moderna. Gli strumenti normativi già esistenti possono diventare leve fondamentali per attuare interventi efficaci, a condizione che vengano pienamente applicati e supportati da un cambiamento culturale reale.