LICENZIATO E IGNARO: LA MADRE NASCONDE LA LETTERA, MA PER LA CASSAZIONE È TROPPO TARDI

Con l'Ordinanza n. 15987 del 15 giugno 2025, la Suprema Corte è intervenuta in una controversia avente ad oggetto l'impugnazione tardiva di un licenziamento per inidoneità assoluta e permanente, dichiarando inammissibile il ricorso del lavoratore e affermando che la presunzione di conoscibilità dell'atto recettizio, ai sensi dell'art. 1335 c.c., si fonda sulla regolare ricezione dell'atto al domicilio del destinatario e può essere superata solo mediante la prova di fatti oggettivi, estranei e incolpevoli, che abbiano impedito di averne notizia. Non assume rilievo, a tal fine, il comportamento della madre convivente del lavoratore che, pur avendo ricevuto la lettera di licenziamento, ha volontariamente omesso di comunicargliene il contenuto per “proteggerlo” da una notizia ritenuta destabilizzante. Tale scelta, infatti, resta circoscritta alla sfera soggettiva e familiare del destinatario e non integra un impedimento oggettivo idoneo a superare la presunzione legale.