ERRORI NELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI: LA CASSAZIONE CHIARISCE LE RESPONSABILITÀ DI COMMERCIALISTA E CONTRIBUENTE

Quando si parla di errori nella dichiarazione dei redditi, è fondamentale comprendere chi risponde nei confronti del Fisco: il contribuente o il commercialista?
La Corte di cassazione è tornata sull’argomento, chiarendo i confini tra responsabilità fiscale, penale e civile.
Secondo l’orientamento costante della giurisprudenza, la responsabilità tributaria resta in capo al contribuente, anche se l’errore materiale o formale è stato commesso dal professionista incaricato. Il motivo è semplice: l’obbligo di presentare la dichiarazione è personale e non può essere delegato completamente, nemmeno a un esperto. Il contribuente, dunque, ha il dovere di vigilare sull’operato del commercialista e accertarsi che gli adempimenti siano eseguiti correttamente e nei termini.
Questo principio vale anche in ambito penale: l’omessa presentazione della dichiarazione o la trasmissione di dati infedeli può comportare conseguenze rilevanti, e non basta dimostrare di essersi affidati a un professionista per evitare responsabilità. Spetta infatti al contribuente controllare le scadenze, chiedere conferme e conservare le ricevute.
Diverso è il piano della responsabilità civile, dove entra in gioco la condotta del commercialista. Se l’errore è frutto di negligenza, imperizia o violazione di doveri professionali, il contribuente può agire per ottenere il risarcimento del danno subito, comprese eventuali sanzioni e interessi. In questi casi, il professionista può essere chiamato a rimborsare integralmente le somme versate dal cliente a causa del proprio errore.
In sintesi, il contribuente non può “disinteressarsi” della dichiarazione, nemmeno se affidata a un professionista. È fondamentale mantenere un controllo attivo e documentato, per evitare spiacevoli conseguenze. Allo stesso tempo, resta possibile far valere i propri diritti nei confronti del commercialista qualora emerga una responsabilità professionale concreta.

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