Riforma delle pensioni anticipate con ipotesi di uscita anche a 62 anni è iniziato il conto alla rovescia

Ci avviamo verso un autunno “caldo” per Governo e parti sociali. Il nodo pensioni, infatti, è giunto al pettine e c’è da decidere del futuro di milioni di attuali lavoratori. Abbiamo già visto quali sono le 3 novità legate alle pensioni di ottobre.

Una quarta “novità”, infine, chiama in causa la riforma delle pensioni. Da gennaio 2022 non ci sarà più Quota 100, ossia la possibilità di ritirarsi dal mondo del lavoro con 62 anni di età e 38 di contributi. C’è dunque il rischio di un ritorno al passato, cioè con un allungamento dell’età pensionabile a 67 anni (legge Fornero)

Vediamo attorno a quali proposte sta lavorando l’Esecutivo. Dunque, conto alla rovescia per la riforma delle pensioni anticipate con ipotesi di uscita anche a 62.

APE SOCIALE ALLARGATA E STRUTTURALE

Al momento, la proposta più gettonata ruota attorno all’Ape sociale. L’idea sarebbe quella di trasformare questa forma “sperimentale” in una forma pensionistica strutturale e allargata. La misura è in vigore dal 1° maggio 2017 ed è stata più volte prorogata fino al 31 dicembre 2021.

Ape prevede un’indennità a carico dello Stato (erogata da INPS) a particolari soggetti che abbiano almeno 63 anni di età. L’indennità è corrisposta fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia o anticipata o di altro trattamento previsto.

Oggi ne beneficiano principalmente tre fasce di cittadini. Ossia i disoccupati di lungo corso, i lavoratori impegnati in attività c.d. usuranti (operai, conduttori, operai in agricoltura, pesca, etc.), chi assiste familiari in difficoltà. L’idea sarebbe quindi di renderla definitiva (e non più a tempo) e di inglobare altre fasce di cittadini.

QUALI ALTRE PROPOSTE VI SONO OLTRE APE SOCIALE?

Tuttavia, esponenti politici e parti sociali affermano che si dovrebbe fare di più.

La proposta che oggi piace di più è quella di una nuova Quota universale. In sostanza, una sorta di nuova Quota 100 dove l’asticella per il pensionamento sia solo un po’. Ad esempio la proposta “Quota 41” prevede di andare in pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età.

Un’altra proposta allo studio prevede sempre 41 anni di contributi, ma almeno 62 anni di età (quindi 3 anni in più di contributi rispetto a Quota 100).

Tuttavia, queste universali hanno il problema di costare molto per le casse dell’INPS, quindi difficilmente vedranno la luce.

L’OCSE, infine, solo una manciata di giorni fa, ha suggerito di abolire Quota 100 (strada già imboccata) e Opzione donna. Quest’ultima idea è forse il classico fulmine a ciel sereno, anche se si tratta solo di una proposta (come le altre, del resto).

Infine, un capitolo a parte, e completamente staccato dal discorso riforme del Governo, è quello della previdenza complementare.

CONTO ALLA ROVESCIA PER LA RIFORMA DELLE PENSIONI ANTICIPATE CON IPOTESI DI USCITA ANCHE A 62

Un altro fronte interessate di proposte arriva direttamente da INPS. Alcuni giorni fa, ad esempio, il Presidente Tridico ha lanciato la proposta di un’uscita anticipata a 64 anni di età e 20 di contributi. In questo caso, però, il vitalizio sarebbe stato erogato interamente con il metodo di calcolo contributivo.

Sempre dal Presidente INPS giunge un’altra proposta che in parte è una variante della precedente. In sostanza l’idea sarebbe quella di andare in pensione anticipata a 62 o 63 anni di età e sempre con almeno 20 anni di contributi. Il neo-pensionato, tuttavia, incasserebbe solo la componente contributiva dell’assegno. Mentre quella retributiva sarebbe rimandata (e sommata) al compimento dei 67 anni di età.

Insomma, nella pentola le idee non mancano e ora si tratta solo di decidere dove, come e quanto spendere.

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