PRESTAZIONI NOTTURNE NEL LAVORO DOMESTICO: NECESSARIA SPECIFICA NEL CONTRATTO
Nel settore del lavoro domestico, la regolamentazione delle prestazioni lavorative è particolarmente delicata, soprattutto quando si tratta di orari notturni. A differenza di altri ambiti professionali, il lavoro svolto all'interno delle mura domestiche richiede un equilibrio tra le esigenze del datore di lavoro e i diritti del lavoratore, tutelati da norme specifiche. Tra questi diritti, uno dei più importanti riguarda proprio l’orario di lavoro, con particolare riferimento alle ore notturne.
Secondo la Corte di cassazione (Ordinanza n. 19408 del 14 luglio 2025), tale disposizione contrattuale è palesemente inapplicabile al caso di specie, poiché riservata al personale assunto esclusivamente per garantire presenza notturna.
Affinché un collaboratore domestico possa essere tenuto a svolgere attività durante la notte, è indispensabile che tale obbligo sia espressamente previsto nel contratto di assunzione. In assenza di una clausola chiara e concordata che definisca l’orario notturno, non è possibile imporre al lavoratore la prestazione in quelle fasce orarie. Questo principio protegge la persona da richieste arbitrarie o da un'estensione irregolare dell’orario lavorativo.
Il contratto, quindi, non deve limitarsi a indicare genericamente la disponibilità del lavoratore, ma deve specificare in modo dettagliato la tipologia di prestazione richiesta, la fascia oraria interessata e la relativa retribuzione. In mancanza di tali elementi, il lavoratore ha pieno diritto di rifiutare qualsiasi prestazione notturna, anche se convivente o normalmente presente in casa durante la notte.