POSSIBILI GRANE PER L’UTILIZZO DELLA DIZIONE “GRANA” ANCHE SENZA L’AGGETTIVO PADANO.

Il Consorzio del “Grana Padano” ha programmato un piano di ispezioni a decorrere dal mese di gennaio del corrente anno ponendo l’attenzione, in via preliminare, al menu esposto al pubblico, in qualsiasi formato, al fine di rilevare l’eventuale associazione della denominazione di origine protetta “Grana Padano” a taluna delle proposte gastronomiche indicate.
Agli agenti vigilatori dipendenti dai consorzi di tutela delle DOP, delle IGP e delle attestazioni di specificità può essere attribuita la qualifica di agente di pubblica sicurezza.

Peraltro queste figure devono operare secondo le direttive impartite dal MIPAAF e in stretta collaborazione con le autorità pubbliche preposte ai controlli (ICQRF, Nas, ecc.). Ogni qualvolta l’esercente intendesse indicare la denominazione protetta nel menu, dovrà assicurarsi di avere la disponibilità di tale materia prima o, qualora in tale frangente ne avesse esaurito le scorte, dovrà essere in grado di esibire documentazione idonea a comprovare il pregresso acquisto della medesima.

In difetto potrà incorrere nel reato di frode in commercio di cui all’art. 515 del c.p. – che punisce, tra l'altro, il soggetto che, nell’esercizio di un’attività commerciale o in uno spaccio aperto al pubblico consegni all’acquirente una cosa mobile, per origine, provenienza, qualità o quantità diversa da quella dichiarata o pattuita – con l’aggravante di cui all’art. 517 bis, in quanto la condotta, nel caso di specie, avrebbe ad oggetto prodotti a denominazione protetta.

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