IN CASO DI LICENZIAMENTO E MALATTIA CON CONTRATTO A TEMPO DETERMINATO ECCO COME SONO REGOLATI I DIRITTI DEL LAVORATORE.
Essere un lavoratore dipendente può avere pro e contro. Lavorando per qualcuno non ci si deve preoccupare di quanto si guadagnerà mensilmente. Di solito il salario è predefinito da un contratto e ha una cifra fissa. Ancora, chi non possiede un’azienda o una società ha orari di lavoro ben definiti, stessa cosa per le ferie. Ciò non significa che non capiti di fare ore in più, ma la scelta avviene autonomamente. Per ultimo, chi dipende da qualcun altro solitamente non deve pagarsi i contributi.
Tuttavia, quando si firma un contratto di lavoro è bene conoscere i propri doveri ma anche i propri diritti. In questo articolo parleremo di come sono regolati i diritti dei lavoratori in caso di licenziamento e malattia. Nello specifico, parleremo di chi ha contratti a tempo determinato.
COS’È UN CONTRATTO A TEMPO DETERMINATO
Questa formula prevede un contratto di lavoro a tempo prestabilito. Ciò significa che è il datore di lavoro che decide per quanti mesi assumere una persona per una determinata mansione. La durata massima di questa tipologia di contratto è di 12 mesi, ma la validità può essere estesa a 24 in particolari casi.
Dopo 12 mesi, si prevede che il contratto passi da determinato a indeterminato. Questo può non accadere in caso di esigenze temporanee o per attività stagionali. È possibile che il contratto sia sottoposto a disposizioni diverse in caso sia collettivo. Ma cosa succede se l’impiegato viene licenziato o ha bisogno di giorni di malattia?
IN CASO DI LICENZIAMENTO E MALATTIA CON CONTRATTO A TEMPO DETERMINATO ECCO COME SONO REGOLATI I DIRITTI DEL LAVORATORE
In caso di incapacità temporanea a lavorare per malattia, il contratto a tempo determinato prevede un’indennità pari ai giorni coperti dall’apposita certificazione. La malattia può essere prorogata per un numero massimo di giorni pari a quelli lavorati in 12 mesi. Pertanto, si parte da un minimo di 30 giorni a un massimo di 180. Per lavoratori dell’agricoltura a tempo determinato, lavoratori dello spettacolo e marittimi, esistono indicazioni diverse. È possibile consultare il sito istituzionale dell’INPS.
In caso di licenziamento individuale, ritenendolo ingiusto, il lavoratore può impugnare la pratica entro 60 giorni dalla comunicazione. Altresì dovrà depositare un ricorso presso la Cancelleria del Tribunale del territorio competente entro 180 giorni. Entro 15 giorni dall’impugnazione, il datore di lavoro sceglierà se revocare il provvedimento. Egli ha anche la facoltà di evitare il giudizio pagando una somma netta di importo da 3 a 27 mensilità pari alla retribuzione prevista.