STRESS DA LAVORO E RESPONSABILITÀ DEI VERTICI AZIENDALI: LA CASSAZIONE IMPONE RIGORE NELLA MOTIVAZIONE DELL’ASSOLUZIONE

In una controversia avente ad oggetto la responsabilità di alcuni dirigenti per la patologia ansioso-depressiva insorta in una dipendente, apparentemente causata da condotte vessatorie e omissive in ambito lavorativo, tra cui pressioni indebite, rimproveri offensivi, richieste inopportune e mancata valutazione del rischio stress lavoro-correlato, la Corte di cassazione, con Sentenza n. 14799 del 15 aprile 2025, ha annullato, agli effetti civili, la sentenza di assoluzione emessa in appello. La Suprema Corte ha rilevato un vizio motivazionale, censurando il mancato confronto critico con le argomentazioni del Giudice di primo grado, il quale aveva accertato, sulla base di prove convergenti, l'esistenza di una malattia professionale riconducibile all'ambiente di lavoro.
Pertanto, la Corte di legittimità precisa che il giudice d'appello che intende riformare in senso assolutorio una condanna per condotte datoriali lesive della salute del lavoratore è tenuto a motivare puntualmente il proprio dissenso, confrontandosi in modo effettivo e argomentato con le risultanze probatorie valorizzate in primo grado.
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