L’intelligenza artificiale nella selezione del personale. Limiti e rischi

Come è ben noto, la pandemia da Covid-19 ha determinato un aumento del lavoro da remoto. Lo smart working è stata una soluzione anche rispetto al processo di selezione del personale.

Le imprese, infatti, si sono sempre più dotate di strumenti utili a selezionare e valutare con maggiori rapidità ed efficienza i candidati. È proprio in questo ambito che molte delle grandi aziende hanno pensato di utilizzare l’intelligenza artificiale nella selezione del personale.

Tutto questo però ha scatenato un grosso dibattito su quali sono gli effetti, i rischi e i limiti della tecnologia applicata alla fase di recruitment. Fra tutti è necessario capire i confini etici da tracciare e la perfettibilità attuale di quegli strumenti.

Ma quali sono i software per la valutazione della domanda di lavoro utilizzati per valutare un candidato prima di un colloquio? Pymetrics e HireVue sono quelli più in voga, in particolare il primo, usato da JP Morgan, McDonald, PricewaterhouseCoopers e Kraft Heinz.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NELLA SELEZIONE DEL PERSONALE: LIMITI E RISCHI

Utilizzare l’intelligenza artificiale nella selezione del personale, presenta però dei limiti e dei rischi. Lo dimostrano alcuni episodi come quello raccontato da un’inchiesta di Reuters nel 2018.

Questa inchiesta aveva sottolineato alcuni difetti di un sistema sperimentale di intelligenza artificiale precedentemente sviluppato da Amazon. In particolare la tecnica di apprendimento automatico chiamato machine learning, assegnava ai candidati un punteggio da uno a cinque dando all’inizio buoni risultati.

Poi si scoprì che i candidati erano stati valutati in modo discriminatorio rispetto al genere e rispetto alle competenze tecniche.

Più precisamente, da un lato il sistema dell’apprendimento automatico aveva portato ad assegnare minore rilevanza ai termini che denotavano competenze abbastanza comuni.

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