Coronavirus - Dopo il 7 gennaio il Governo valuta per una nuova stretta. Stamani vertice di maggioranza

Questa mattina riunione tra il premier Conte e i capidelegazione della maggioranza: l’ipotesi di zone rosse nel fine settimana e restrizioni nei movimenti. Dai governatori la richiesta di calcolare l’incidenza dei positivi mettendo nel computo anche i test antigenici (i cosiddetti tamponi rapidi)
Coronavirus, quanto colpisce ogni 100mila abitanti: il dato più alto in Veneto-
Dal 7 gennaio si dovrebbe tornare al sistema delle aree colorate. Prima del decreto di Natale, che ha stabilito la zona rossa in tutto il Paese nei festivi e prefestivi dal 24 dicembre fino alla Befana, l’Italia è stata per una manciata di giorni tutta gialla (ad eccezione della Campania e dell'Abruzzo). Si dovrebbe: perché vista la curva dei contagi in crescita il Governo valuta una nuova stretta con l’ipotesi di “zone rosse” nel fine settimana estese a tutto il territorio nazionale e la conferma di restrizioni nei movimenti (tra Regioni e Comuni). Una soluzione che sarebbe adottata senza attendere il 15 gennaio, data di scadenza dell’attuale Dpcm, e che introdurrebbe un nuovo modello fino alla prima settimana di febbraio, quando saranno disponibili numeri attendibili sull’andamento dell’epidemia nei giorni delle festività.
Nella mattinata di domenica 3 gennaio è prevista una riunione tra il premier Giuseppe Conte e i capidelegazione della maggioranza per fare il punto sull'emergenza Covid in vista della scadenza delle misure restrittive messe in campo per le festività. Alla riunione partecipano anche il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, il coordinatore del Cts Agostino Miozzo, il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro e il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli.
«Non si possono escludere nuove zone rosse, dipenderà dall'andamento dei dati», ha chiarito la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa. Non solo. È arrivato dalle regioni un documento con la richiesta, ora al vaglio dell'Iss, di apportare alcuni cambiamenti che potrebbero influire sui 21 indicatori per stabilire l'assegnazione delle zone (gialla, arancione, rossa) nell'ambito del monitoraggio della Cabina di regia. Tra questi, un diverso metodo di calcolo dei tamponi effettuati, che potrebbe poi influire sul tasso di positività. In pratica i governatori chiedono di calcolare l’incidenza dei positivi mettendo nel computo anche i test antigenici (i cosiddetti tamponi rapidi) che in alcune Regioni vengono effettuati in modo massiccio, come in Veneto. Tra l’altro è attesa a stretto giro una circolare del ministero della Salute che sdoganerà i test antigenici come idonei a diagnosticare i positivi come i tradizionali tamponi molecolari.
In base ai dati dell’ultimo monitoraggio della cabina di regia ci sono tre Regioni con un Rt maggiore di 1 «anche nel valore inferiore» (Veneto e Liguria sono a 1,07 e la Calabria 1,09), altre 3 (Basilicata, Lombardia e Puglia) «lo superano nel valore medio» mentre Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche «lo sfiorano». Ma è il Veneto in questo momento la Regione più a rischio in Italia. Al punto che non è da escludere che possa tingersi di arancione il 7 gennaio. Se su base nazionale siamo a 167 nuovi positivi ogni 100.000 abitanti/settimana in Veneto ci attestiamo a quota 487 casi ogni 100.000 abitanti negli ultimi sette giorni.
INCOGNITA RIAPERTURA DI PALESTRE E CINEMA
Va ricordato inoltre che a metà gennaio scadono le disposizioni del Dpcm (Decreto del presidente del Consiglio dei ministri) del 3 dicembre. Servirà un altro Dpcm per regolamentare l’eventuale riapertura delle attività di palestre, piscine, cinema, teatri, centri estetici e di tutte le attività al momento chiuse. La possibilità che si ritorni in palestra è condizionata ad una serie di precauzioni e regole che si stanno mettendo nuovamente a punto. In discussione c'è la possibilità di contingentare ulteriormente il numero degli ingressi, ma anche quello di impedire ai clienti di poter accedere agli spogliatoi. Rischia di slittare ancora anche la ripresa dei cinema e dei teatri. In questo caso il problema sembra rappresentato soprattutto dalle file agli ingressi. Più semplice potrebbe essere la riapertura dei musei, comunque condizionata agli ingressi contingentati e sempre su prenotazione per evitare affollamenti all'interno.