“Regole uguali per tutti”: La Fenailp chiede parità di trattamento tra negozi chiusi e supermercati: “In alcune grandi strutture in vendita anche abbigliamento, calzature e articoli per la casa, espressamente vietati”

“L’importante è che le regole siano uguali per tutti e che non ci siano figli e figliastri. Per cui: se un prodotto può essere venduto è giusto che lo vendano tutti, se non può essere venduto è giusto che non lo venda nessuno”.
È questa la posizione della FENAILP.
Il problema era già emerso ai tempi del primo lockdown, ma è tornato prepotentemente d’attualità in questa settimana di “zona rossa”: ci sono supermercati che, sfruttando la possibilità di tenere aperto, vendono anche prodotti che, tecnicamente, non sono previsti dall’allegato 23 di cui al DPCM di gennaio.
In pratica si tratta dell’abbigliamento, delle calzature (con l’esclusione dei prodotti destinati ai bambini) e degli articoli per la casa, quali possono essere posate e stoviglie”.
In pratica cosa succede?
“Succede che ci sono supermercati, soprattutto quelli di maggiori dimensioni, che hanno anche reparti per l’abbigliamento, le calzature e gli articoli per la casa. Ebbene questi reparti devono essere o schermati o svuotati. Purtroppo, come i nostri associati ci stanno documentando, tutto questo, in qualche caso, non sta avvenendo”.
Potrebbe sembrare una cosa marginale, ma non è così.
“Purtroppo c’è un settore che sta soffrendo tantissimo e sono i negozi che, obbligatoriamente, hanno dovuto abbassare le serrande e sono sempre in attesa di conoscere se e quando otterranno quegli indennizzi che si spera possano arrivare in fretta altrimenti la chiusura è dietro l’angolo”.
Nessuno disconosce il ruolo che hanno svolto i supermercati nel corso di questo difficile anno afferma il presidente della FENAILP Sabato Pecoraro– anzi, in alcuni casi ci siamo trovati fianco a fianco per cercare di limitare i danni, ma non sarebbe male, anzi sarebbe eticamente corretto, che in una situazione come quella attuale, difficilissima, si potesse evitare di commercializzare prodotti che la norma espressamente esclude dalla possibilità di vendita in locali aperti al pubblico”.

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